Come migliorare le ADV con l’AI per il tuo ecommerce
Negli ultimi anni l’advertising online ha subito una profonda trasformazione. Ma è con l’arrivo dell’AI – e l’adozione sempre più avanzata nei flussi di lavoro quotidiani – che l’accelerazione è diventata davvero concreta.
Quello che emerge è un messaggio chiaro: l’intelligenza artificiale non sostituisce le competenze umane, ma ne potenzia la portata, offrendo vantaggi reali in termini di efficienza, efficacia e velocità di esecuzione. Se usata bene, può diventare un vero e proprio moltiplicatore strategico, specie per chi lavora in ambito ecommerce.
L’AI non è una magia, ma un alleato
Nel webinar Francesco Agostinis parte da un punto fondamentale: non basta usare l’AI, bisogna farlo bene. E per farlo bene occorre:
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Porsi le domande giuste prima di generare qualsiasi output.
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Avere obiettivi chiari e strumenti strutturati.
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Conoscere i limiti (tecnici e legali) delle piattaforme che si usano.
Uno dei consigli più utili emersi riguarda proprio il modo in cui l’AI può affiancarci: come ricercatore, come analista, come copywriter. Ma mai come sostituto dell’intuito o dell’intelligenza umana. Ad esempio, Agostinis racconta di aver scritto le 500 pagine del suo libro a mano, perché nessun AI può restituire il livello di sfumatura, profondità e autenticità che solo un essere umano può dare.
L’AI applicata all’advertising su Meta
Le piattaforme pubblicitarie stanno già integrando sistemi di machine learning per ottimizzare la distribuzione degli annunci. Funzionalità come Advantage+, nuove logiche di targeting algoritmico, e l’uso dei segnali (input esterni ed eventi di tracciamento) diventano cruciali per migliorare le performance.
Se usata bene, l’automazione di Meta può ridurre anche del 25% il costo per acquisizione (CPA). Ma solo se si è in grado di fornire i segnali giusti, come:
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Pixel ben configurati
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Conversion API attive
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CRM o CDP interfacciate con la piattaforma
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Tracciamento avanzato della marginalità
Secondo Agostinis, ancora oggi la maggior parte dei brand italiani non ha un sistema di tracciamento ben configurato. Eppure è proprio da lì che passa la possibilità di far dialogare efficacemente l’AI con i dati reali del business.
Come sfruttare GPT e Perplexity per le analisi
Francesco mostra dal vivo due strumenti fondamentali: ChatGPT (con Deep Search) e Perplexity.ai, entrambi capaci – se guidati con prompt corretti – di costruire in pochi minuti:
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Un’analisi del brand (posizionamento, tone of voice, prodotti, valori)
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Un’analisi del mercato con competitor, quote, distribuzione geografica
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Una struttura per le buyer personas e insight di comunicazione
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Creare Meta Ads generate con framework come AIDA o PAS o altri a scelta.
In questo modo, un advertiser, ma anche un piccolo ecommerce manager, può passare in poco tempo dall’analisi alla produzione dei contenuti pubblicitari, adattando ogni testo al tone of voice del brand o al target desiderato (anche Gen Z, per chi vuole osare con uno stile più pop).
I prompt giusti fanno la differenza
Non sai da dove partire? Fai scrivere i prompt direttamente… all’AI. Sembra un gioco di parole, ma è una pratica efficace: se chiediamo a GPT di comportarsi da prompt engineer, sarà lui stesso a migliorare le istruzioni e restituire output più avanzati. A quel punto, basterà testare e adattare.
E per chi vuole davvero padroneggiare i linguaggi del copywriting pubblicitario, Agostinis consiglia di esplorare raccolte di framework preimpostati (come quelli di Winter Jones), così da testare rapidamente decine di stili narrativi diversi.
E i contenuti video? Cautela.
Alla domanda sugli avatar AI per video UGC (testimonianze e recensioni generate artificialmente), la risposta è chiara: non ancora. Le voci sintetiche migliorano, ma i video con avatar restano ancora “finti” all’occhio umano. Meglio puntare su testimonial veri, incentivandoli anche con meccanismi semplici come lo sconto su un futuro ordine.
Il consiglio per i giovani advertiser
Per chi vuole cominciare oggi, la parola d’ordine è: pazienza. Come ogni mestiere, anche quello dell’advertiser richiede anni di studio, sperimentazione e fallimenti. Il suggerimento è:
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Studiare con serietà, evitando corsi-fuffa e scorciatoie.
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Fare pratica, anche con piccoli budget (50 euro al mese bastano per testare).
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Cercare un mentore o un’agenzia dove fare esperienza vera.
Come ricorda Elisa Contessotto in conclusione, troppe persone che studiano digital marketing non hanno mai pubblicato un sito o gestito una campagna. Serve più coraggio, più esperienza reale, anche fallimentare, perché è solo così che si cresce davvero.
