Recupera i carrelli con WhatsApp e aumenta le conversioni
Ogni carrello abbandonato è un’opportunità persa. Ma cosa succede se invece di inseguire continuamente nuovi clienti, imparassimo a recuperare quelli che ci hanno già trovato, scelto, quasi acquistato… ma poi hanno lasciato? È qui che entra in gioco WhatsApp, non come semplice canale di supporto, ma come vero e proprio strumento di marketing conversazionale.
Nella lezione tenuta da Alessandra Gallucci per la SEOZoom Academy, abbiamo visto nel dettaglio come sfruttare WhatsApp Business Platform per recuperare carrelli abbandonati e aumentare le vendite, con una strategia fondata su automazioni intelligenti, segmentazione e rispetto della relazione con l’utente.
Perché WhatsApp funziona meglio dell’email
WhatsApp è l’app di messaggistica più usata al mondo: 35 milioni di italiani la usano ogni giorno. Il tasso di apertura dei messaggi su WhatsApp sfiora il 98%, e il 95% dei messaggi viene letto entro 3 minuti. Al contrario, le email dedicate al recupero carrelli hanno un tasso medio di conversione che si aggira tra il 10% e il 15%. Con WhatsApp, si può arrivare fino al 40%.
Ma attenzione: non è solo una questione di canale. È la dinamica della comunicazione che cambia. WhatsApp è percepito come uno spazio privato, diretto, familiare. E proprio per questo, ogni messaggio deve essere sentito come un “uno a uno”, anche se fa parte di un’automazione.
Come funziona il recupero carrello con WhatsApp
L’obiettivo è contattare l’utente entro 15-30 minuti dall’abbandono del carrello con un messaggio tempestivo, personalizzato, coerente con il tono di voce del brand e adatto al linguaggio di WhatsApp. A seconda dei motivi dell’abbandono – costi imprevisti, mancanza di fiducia, checkout complesso – si può intervenire con:
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promozioni mirate o sconti temporanei, per superare barriere economiche;
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assistenza in tempo reale, per aiutare l’utente a concludere l’ordine;
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reminder empatici, per riattivare l’interesse;
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contenuti multimediali (immagini, caroselli, messaggi vocali), per rafforzare il messaggio.
Tutto questo con il supporto di chatbot addestrati sul catalogo, capaci di rispondere H24 e di passare la conversazione a un operatore umano quando necessario.
I risultati? Parlano chiaro
Nel caso studio presentato da Alessandra, un e-commerce del settore beauty ha ottenuto in sei mesi:
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-42% tasso di carrelli abbandonati;
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+28% tasso di conversione medio nei flussi di recupero;
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+34% clienti ritornati per un secondo acquisto;
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40% tasso medio di risposta su WhatsApp ai reminder.
Questo grazie a una strategia basata su analisi del database, segmentazione avanzata (clienti nuovi, abituali, altospendenti), automazioni personalizzate e uso intelligente di chatbot conversazionali.
Consenso, segmentazione, rispetto: le 3 regole d’oro
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Consenso esplicito: per usare WhatsApp a fini marketing, l’utente deve aver accettato in modo consapevole (opt-in) di ricevere comunicazioni. Si può incentivare l’iscrizione come si fa con le newsletter, offrendo sconti o anteprime.
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Segmentazione intelligente: storico acquisti, categorie preferite, geolocalizzazione, livello di attività: ogni dato è utile per inviare messaggi pertinenti, utili e non invasivi.
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Rispetto del canale e del cliente: WhatsApp è uno spazio privato. Invii eccessivi, generici o fuori contesto aumentano il rischio di blocco da parte dell’utente… e di penalizzazione da parte di Meta, che assegna un punteggio di qualità a ogni account.
Non solo recupero: WhatsApp come canale completo
Oltre al carrello abbandonato, WhatsApp può essere usato per:
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gestire customer care 24/7;
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inviare notifiche post-acquisto e aggiornamenti di spedizione;
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proporre upsell o notificare il ritorno in stock di un prodotto;
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chiedere recensioni personalizzate;
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fidelizzare e riattivare clienti dormienti.
WhatsApp è un ecosistema conversazionale. Può aumentare le conversioni, migliorare la relazione con il cliente e ridurre i costi pubblicitari… ma solo se lo si utilizza in modo consapevole, strategico e integrato.
Come ha ricordato Alessandra Gallucci: “Non basta aprire un canale WhatsApp. Bisogna disegnare un flusso su misura, che parta dal cliente e torni al cliente. Con rispetto, intelligenza e una buona dose di umanità.”

